Il diritto condominiale è una branca abbastanza delicata della giurisprudenza, per ovvi motivi. Proprio per questo occorre seguire con attenzione i vari pronunciamenti sul tema, in modo da tenere conto dell’evoluzione della materia e non farsi trovare impreparati.
A questo proposito va sottolineato come proprio di recente, una sentenza della Corte di Cassazione, abbia provveduto a mutare radicalmente il quadro in cui sino ad oggi si erano svolti i rapporti tra i condomini.
L’ordinanza numero 35342, pubblicata il 18 luglio, ha infatti stabilito con nettezza come costituisca reato costringere un condomino a farsi rimborsare somme spese nell’interesse del condominio, magari minacciando ritorsioni oppure ricorrendo alla violenza o all’utilizzo di armi. La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato del tutto inammissibile il ricorso proposto da un condomino imputato del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, e lo ha condannato al pagamento delle spese processuali.
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I motivi della sentenza
Leggendo il dispositivo della sentenza, la ratio della stessa risulta assolutamente chiara. A fare da riferimento per la Corte di Cassazione è infatti l’articolo 393 del Codice Penale, secondo il quale chiunque decida di cautelare le proprie ragioni in maniera arbitraria, minacciando o usando violenza verso la controparte, al fine di esercitare un preteso diritto, decidendo quindi di bypassare la giustizia ordinaria, va punito con una pena detentiva che può arrivare sino a un anno.
Ove il fatto abbia come corollario il danneggiamento di cose, alla pena detentiva va aggiunta anche quella pecuniaria, che può arrivare a 206 euro. Naturalmente la pena è ulteriormente aumentata nel caso in cui la violenza o la minaccia verso le persone venga commessa utilizzando armi.
Come è facile comprendere, quindi, si tratta di una norma rivolta contro chi avendo in astratto la possibilità di rivolgersi all’autorità giudiziaria, decida di prendere scorciatoie improprie, realizzando così il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni. Nel caso in questione, questo reato è stato dichiarato estinto per prescrizione, ma il condomino è stato condannato a risarcire il danno subito dall’altro condomino che ha poi deciso di costituirsi parte civile.
La Suprema Corte ha poi voluto sottolineare come affinché si realizzi il reato è del tutto indifferente che si sia in presenza di una minaccia o la stessa sia poi stata realizzata.
Mai provare a fare giustizia da soli
Si tratta in effetti di una sentenza importante, che spazza via il campo da ogni equivoco, affermando come anche in un territorio problematico come quello dei rapporti condominiali sia assolutamente vietato pensare a forme di giustizia autonome. In pratica viene ad essere bandita la giustizia fai da te, che più di una volta è trascesa in episodi abbastanza sconcertanti, ribadendo come l’unica forma di giustizia consentita sia quella che avviene all’interno di un’aula di tribunale.
Considerato come si tratti di episodi tali da sfociare non solo in minacce, generando un’atmosfera pesante, ma anche nell’utilizzo di armi, la sentenza della Corte di Cassazione va senz’altro considerata alla stregua di un passo avanti, tale da costruire un quadro di rapporti meno problematici in un microcosmo così particolare.