L’efficienza energetica è un concetto centrale nella lotta all’inquinamento atmosferico, ma forse non così tanto come si pensava, almeno a giudicare da quanto stabilito di recente dal Consiglio dei ministri europei dell’energia, il quale ha provveduto a rispedire a Bruxelles la proposta di direttiva sul risparmio energetico in cui si stabiliva l’obbligatorietà dei target nel piano per il 2030.
In tal modo è stato quindi cassato uno dei passaggi centrali, proprio in un momento come quello che vede Donald Trump fare carta straccia dei trattati firmati dagli Stati Uniti prima del suo avvento, in tema di politica climatica. A quanto sembra, però, l’UE non è assolutamente pronta a prendere le redini di una politica virtuosa nei confronti di un ambiente sempre più sottoposto ad attacchi dissennati, come quelli denunciati dalle associazioni ecologiste brasiliane, che vedono il disboscamento selvaggio di interi tratti di foresta amazzonica, con lo scopo di sfruttarne le ingenti riserve minerarie.
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Il pacchetto energia pulita: un bluff?
Il pacchetto energia pulita, ovvero il piano per il risparmio energetico da conseguire a livello continentale entro il 2030, prevedeva in origine un obiettivo vincolante a livello comunitario, del 30%, oltre ad un obiettivo annuale di risparmio dell’1,5% dal 2021 fino al 2030. Una proposta cui si sono opposti i ministri dell’energia riuniti a Lussemburgo, che non sono stati capaci di frenare gli egoismi nazionali, dimostrando ancora una volta come in fondo l’UE si limiti a fare grandi proclami, cui spesso non fanno seguito i fatti concreti.
Ad opporsi sono stati in particolare il Regno Unito (un vero e proprio paradosso, considerata la Brexit in atto) e un blocco di Paesi del centro Europa, che hanno imposto agli altri di togliere qualsiasi riferimento all’obbligatorietà degli obiettivi. Inoltre l’obiettivo annuale di risparmio energetico si abbasserà all’1% nel periodo tra il 2026 e il 2030, a meno che la revisione intermedia, prevista nel 2024, non arrivi alla conclusione che l’Unione Europea abbia imboccato la strada sbagliata.
Tempi duri per l’ambiente
Le decisioni prese dall’UE arrivano nel peggior momento possibile, ovvero quando gli Stati Uniti hanno deciso di andare contro qualsiasi idea di limitazione delle sostanze inquinanti e in Brasile il governo guidato dal presidente Temer, sul quale peraltro pende la minaccia della destituzione, ha deciso di abolire la speciale protezione di cui ha goduto per circa 30 anni un’enorme area di 46mila chilometri quadrati posizionata quasi all’estremo nord del Paese, non troppo distante dalla foce del Rio delle Amazzoni. Un vero e proprio colpo di mano per il quale il governo, che non è stato eletto da nessuno, ha utilizzato un decreto legge, evitando così la discussione con la società civile.
Mettendo insieme quanto successo a livello europeo, con le decisioni di Trump e Temer, si preannunciano tempi grami per un ambiente che continua ad essere oggetto di dissennati attacchi, senza alcuna preoccupazione per i segnali inquietanti che arrivano da ogni angolo del pianeta. Resta solo da sperare che una politica così aggressiva non comporti costi drammatici in termini di tenuta ambientale.