Quando arriva il momento di porre mano all’impianto elettrico della propria abitazione, occorre fare molta attenzione.
Chi pensa di potersela cavare chiamando il classico elettricista della domenica, al fine preciso di risparmiare, deve infatti sapere che la normativa attualmente vigente, imperniata in particolare sul DM 37 del 2008, vieta la certificazione dell’impianto da parte di chi non sia un tecnico abilitato.
Una mossa che non solo ha tagliato fuori i dilettanti da un settore così importante (basti pensare che proprio gli incidenti elettrici sono quelli più frequenti tra gli infortuni domestici), ma ha anche posto le basi per una maggiore sicurezza in grado di evitare il prezzo sociale comportato da incendi e altre conseguenze molto pericolose derivanti da un uso discrezionale degli impianti elettrici.
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Quale è il CCNL cui devono fare riferimento gli elettricisti
Va però sottolineato come in questo campo continuino a permanere alcuni equivoci di fondo.
Il primo dei quali è proprio quello relativo al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro cui devono fare riferimento gli elettricisti.
Molto spesso, infatti, si confonde il CCNL degli elettricisti pensando che il quadro di riferimento sia quello delle imprese elettriche operanti nella produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione e vendita di energia elettrica, produzione e fornitura del servizio calore, esercizio, manutenzione o smantellamento delle centrali elettronucleari con tutte le attività connesse e delle società che svolgono la propria attività in maniera esclusiva nell’ambito del settore elettrico.
Non è così, il riferimento salariale è invece il CCNL degli artigiani, in particolare la categoria dei metalmeccanici, come dimostra l’esistenza, nella corrispondente voce del contratto, della categoria formata da quei lavoratori chiamati a prestare il loro operato per gli impianti di vario genere, tra cui appunto quelli elettrici.
Le tariffe sono quelle degli artigiani
Per capire quale sia la retribuzione prevista per gli elettricisti, occorre dunque guardare quanto indicato dall’ultimo CCNL firmato dalle associazioni di settore che raggruppano imprenditori e lavoratori dell’artigianato.
Per capire quanto possa costare in definitiva rifare un impianto elettrico e dotarlo della necessaria certificazione di un professionista abilitato, possiamo invece dire che il prezzo può variare in relazione alle dimensioni dell’immobile. in media possiamo affermare come all’interno di un appartamento di 40 metri quadri siano dislocati circa 35 punti luce, contro i 60 di un immobile di 70 metri quadri e gli 80 di un appartamento che raggiunga un’estensione di 100 metri quadri.
Se si considera come il costo di un singolo punto luce vada solitamente ad attestarsi sui circa 50 euro, prezzo che può calare sensibilmente nel caso di una ristrutturazione completa dell’appartamento, si può fare un rapido calcolo tenendo conto appunto della grandezza della propria abitazione.
Va peraltro ricordato come nei 50 euro ricordati siano compresi la manodopera ed i materiali necessari per la realizzazione del punto luce, ma non il montaggio di faretti, lampade, lampadari e luci al LED.
Per capire però meglio il livello di spesa che si prospetta, la cosa migliore è farsi fare un preventivo comprensivo di ogni voce di spesa da parte di un professionista provvisto di abilitazione.
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