Come è noto, nel nostro Paese le tasse sulla casa sono spesso viste con un certo timore dai proprietari, in quanto molto spesso possono insorgere dubbi interpretativi in relazione al loro pagamento. Un timore che riguarda anche la TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili), l’imposta che è stata istituita nel 2014, con la Legge di Stabilità, articolo 1, comma 639.
E’ stata modellata come una parte della IUC (Imposta Unica Comunale), insieme all’IMU (per i beni immobili diversi da quelli di residenza) e alla TARI (per il servizio di trasporto rifiuti) e si tratta di una tassa con la quale in pratica i contribuenti vanno a sovvenzionare una serie di servizi che sono appunto forniti dal comune di residenza, come ad esempio l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade, la vigilanza da parte delle forze dell’ordine locali o i servizi forniti dall’anagrafe.
Proprio il fatto che questi servizi vadano a beneficio di tutti i cittadini, ha spinto il legislatore ad immaginare una tassa al cui pagamento sono chiamati tutti coloro che risiedono in una determinata località.
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TASI prima casa: Perché si paga
Il presupposto impositivo, in questo caso, è rappresentato dal possesso o dalla detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, di aree scoperte edificabili e non, a prescindere dall’uso al quale sono adibiti. Va però sottolineato come a partire dal 2016 la tassa non sia più dovuta per la casa che è adibita ad abitazione principale, ovvero quella in cui il contribuente ha eletto il suo domicilio, e le relative pertinenze.
Per pertinenze si intendono quelle che sono classificate nelle categorie catastali C/2 (cantine e locali di deposito), C/6 (box, garages e posti auto) e C/7 (tettoie chiuse o aperte), nella misura massima di una unità pertinenziale per ciascuna categoria, anche nel caso in cui siano iscritte in catasto insieme all’abitazione principale. A pagare, in questo caso, sono soltanto gli immobili che fanno parte delle categorie catastali A1, A8 e A9, ovvero quelli che sono considerati di lusso.
La vera novità dell’imposta è rappresentata dal fatto che a pagare non è soltanto il proprietario dell’immobile, come avviene solitamente per le tasse gravanti sulle case, ma anche l’inquilino. Solitamente il secondo è chiamato a contribuire per il 10%, a meno che il comune in cui è ubicato l’immobile non opti per una percentuale più elevata, che può arrivare ad un massimo del 30%.
Quando si deve pagare la TASI sulla prima casa?
Per quanto concerne la TASI sulla prima casa, nel 2018 le scadenze sono state fissate al 18 giugno e al 16 dicembre. Anche quest’anno non dovranno pagare la tassa i proprietari di prima casa che non rientri nella categorie catastali che includono le abitazioni di lusso.
Nel caso in cui i componenti del nucleo familiare vivano in immobili differenti, soltanto uno di essi avrà però diritto all’esenzione. Per quanto riguarda invece le aliquote, i comuni possono mantenere le aliquote maggiorate dello scorso anno (+0,8%), ma non aumentarle. Va anche ricordato come nel caso il comune abbia deciso di applicare l’aliquota IMU massima, la Tasi non va pagata.