L’eccessivo consumo del suolo è un problema di vecchia data per il nostro Paese e tale da suscitare grandi preoccupazioni.
Contro il quale si sono elevate voci autorevoli nel passato più o meno recente, senza però trovare eccessivo ascolto.
Con una situazione al limite del collasso è però arrivato il momento di atti concreti, come quello messo in campo dalla Regione Lombardia già nel 2014 con la Legge 31, conosciuta appunto come “legge sul consumo del suolo”, la prima sul tema mai elaborata in Italia.
Ora la Lombardia sembra però intenzionata a rilanciare in tal senso, aderendo alle direttive europee che indicano il 2050 come vero e proprio spartiacque: da quell’anno, infatti, sul vecchio continente si dovrebbe arrivare a una occupazione netta di terreno pari allo zero.
Un obiettivo che la regione guidata da Maroni mostra di voler perseguire con grande forza.
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Come si sta muovendo la Lombardia
Nel corso di un recente convegno promosso dal Collegio degli Ingegneri e degli Architetti di Milano, dal titolo “Urbanistica ed edilizia cosa cambia in Lombardia?
Nuove regole sul consumo di suolo e il recupero dell’esistente”, è stata Viviana Beccalossi, Assessore regionale al Territorio, Urbanistica, Difesa del suolo e Città metropolitana, a ricordare come la sua regione intenda evitare il consumo di suolo preservando le aree verdi e i terreni agricoli della Lombardia, dando il massimo di incentivi agli interventi edilizi tesi al recupero degli edifici già esistenti e delle aree urbane attualmente abbandonate.
Per raggiungere un obiettivo ritenuto strategico lo strumento individuato è quello rappresentato da una serie di norme e regolamenti che nelle intenzioni dei proponenti dovrebbero segnare una vera e propria rivoluzione nel modo di costruire e di pensare alla funzione delle nostre città.
Il percorso disegnato dalla regione prevede non solo una netta disincentivazione del consumo di aree libere, ma anche politiche favorevoli alle attività che tendono a recuperare l’esistente. Come accade ad esempio nel caso della Legge 12 del 2005, quella che affronta il problema dei sottotetti, o della 7 del 2017, la nuova normativa sul recupero dei vani e locali seminterrati esistenti.
Una risposta alla crisi immobiliare
Le politiche messe in campo dalla Regione Lombardia, costituiscono una risposta alla crisi immobiliare che non accenna a diminuire e che ha indebolito sempre di più un settore vitale della nostra economia.
Se il mercato spinge per politiche tali da favorire le costruzioni ex novo, con relativo consumo di suolo, tocca invece alla politica cercare di spostare l’ago della bilancia verso politiche tese al recupero del patrimonio edilizio esistente.
Una politica che potrebbe peraltro iniziare a dare risposte concrete ad un altro problema che continua a riproporsi di anno in anno, ovvero quello di una cementificazione che ha infine messo a rischio porzioni molto estese di territorio.
Se si vuole evitare il dissesto idrogeologico, occorre anche tenere nel debito conto che proprio il dissennato consumo di suolo è uno dei suoi fattori scatenanti.
Come sembra propensa a fare appunto la Regione Lombardia, assumendo una funzione di precursore in tal senso.