Anche i nuovi voucher, dopo quelli vecchi, sembrano destinati a provocare grandi polemiche. Se la circolare emanata dall’INPS in cui ne viene fissato il valore ha già provocato le rimostranze di sindacati e parte del mondo politico, c’è un’altra questione che sembra destinata a destare un certo clamore.
In pratica i nuovi voucher tagliano completamente fuori l’edilizia, settore ove invece nella precedente versione avevano assunto una notevole rilevanza. Una esclusione che però non basta al fronte avverso per dichiararsi soddisfatta, proprio per le forti implicazioni, anche simboliche, che caratterizzano quella che in molti hanno bollato come una vera e propria restaurazione.
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Cosa succedeva coi vecchi voucher
Coi vecchi voucher, dovevano verificarsi ben precisi presupposti per ammetterne l’impiego nel settore edile. In particolare era necessario il crearsi di un rapporto diretto tra un committente e un lavoratore, per poter ammettere questa ipotesi. Mentre di converso era assolutamente da escludere l’uso dei buoni nel caso dello svolgimento di prestazioni a favore di terzi, mediante appalto o somministrazione di lavoro.
In pratica, soltanto i lavori in proprio nel settore privato dove il Committente decide di affidare direttamente determinate lavorazioni di modesta importanza, solitamente mera manutenzione ordinaria o straordinaria, ad un prestatore di opera, potevano giustificare l’impiego di voucher. In tutti gli altri casi, il loro utilizzo esponeva al rischio di incappare in sanzioni.
La contrarietà dei sindacati
Ad esprimere una forte contrarietà all’utilizzo dei buoni lavoro nel settore edile sono stati anche i sindacati. Le principali organizzazioni si sono sempre battute affinché i voucher fossero espulsi da questo delicato settore e confinati ai settori di servizio.
Una contrarietà che sembra stavolta aver trovato ascolto presso l’esecutivo, con la pratica estromissione dei buoni lavoro dal comparto edilizio.
Una decisione che è stata da alcuni osservatori interpretata come una sorta di contentino alla CGIL, che si era in pratica vista scippare la possibilità di un referendum sulla questione con la soppressione dei vecchi voucher.
Nuovi voucher: di cosa si tratta
I voucher ultima versione sono stati definiti da alcuni settori governativi alla stregua di strumenti assolutamente nuovi. Ma è realmente così?
In pratica il nuovo buono lavoro deve essere attivato almeno un’ora prima dell’inizio dell’attività e non potrà più essere acquistato dal tabaccaio, come avveniva in precedenza. La vendita dovrebbe avvenire esclusivamente per via telematica, grazie ad un sito attivato e gestito direttamente dall’Inps. L’intento del governo sembra abbastanza chiaro e corrisponde alla necessità di garantirne la tracciabilità, stroncando la possibilità di trasformarlo in uno strumento per l’evasione fiscale.
Ad utilizzarlo potranno essere solo le imprese sotto i cinque addetti, con un tetto annuale presso lo stesso datore di lavoro fissato a quota 5mila euro, contro i 2500 che caratterizzavano il vecchio buono. L’esclusione dall’accesso al nuovo contratto, oltre alle aziende con più di 5 dipendenti, riguarderà anche le imprese edilizie, gli appalti e tutte le prestazioni che non superino le 4 ore. Infine i voucher non potranno essere usati per chi ha avuto nei sei mesi precedenti un contratto con l’azienda ed è attualmente pagato in buoni.