Anche Saipem ha deciso di puntare con grande decisione sulle energie rinnovabili.
Dopo aver a lungo fondato le sue fortune sul petrolio, il management del gruppo non ha potuto fare altro che prendere atto del sempre più pronunciato declino dell’oro nero e puntare su alternative in grado di giustificare e remunerare gli investimenti.
A partire proprio da quella green economy che, con la sua inarrestabile avanzata, ha in pratica messo in crisi la precedente strategia.
E’ stato Stefano Cao, amministratore delegato di Saipem, ad annunciare la svolta in atto nel corso della presentazione dei conti del primo trimestre del gruppo.
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Una svolta già in atto
Si tratta peraltro di un mutamento di pelle già in atto, se si pensa che Saipem sta partecipando alla gara indetta dal gruppo francese Edf nel mare del Nord per i suoi nuovi parchi eolici.
Un primo passo cui seguirà la vera e propria entrata in forze del gruppo di Metanopoli nel mercato delle nuove turbine eoliche off shore, ovvero i colossi che vengono posati al largo al fine di ricavare energia dal vento.
Un mercato che sembra ritagliato su misura per le navi di Saipem. le quali possono essere utilizzate anche per il “decommissioning”, ovvero le attività tese allo smontaggio delle stesse piattaforme petrolifere marine che aveva realizzato in precedenza.
Va comunque specificato che l’ingresso di Saipem nel decommissioning è già avvenuto da tempo se si pensa come nel corso dell’ultimo ventennio il gruppo ha provveduto a rimuovere 130 tonnellate di piattaforme ormai obsolete.
La presenza di Saipem avverrà peraltro in un quadro di vero e proprio boom del settore, considerato che il mercato europeo anni vedrà l’effettuazione di lavori per circa 100 miliardi entro il 2040.
Una necessità derivante non solo dal fatto che alcuni giacimenti siano ormai in via di esaurimento, ma anche dal vero e proprio crollo del greggio, tale da rendere non più vantaggioso lo sfruttamento di quelli in cui il break even vada ad attestarsi sopra quota 60 dollari.
Cresce l’eolico off shore in Europa, ma non in Italia
Mentre flette paurosamente lo sfruttamento del petrolio, continua a sua volta a crescere l’eolico off shore in Europa.
Sul vecchio continente, infatti, nel corso del 2015 sono stati investiti 13,3 miliardi di euro, permettendo una capacità dei nuovi impianti tale da superare i 3 GW, più del doppio rispetto all’anno precedente.
Ancora una volta è la Germania a fare da battipista, con Regno Unito e Olanda ad inseguire.
A fornire questo quadro è stata la European Wind Energy Association (Ewea), l’ente che rappresenta gli interessi del settore, dal cui report si deduce come la capacità totale dell’energia eolica prodotta offshore in Europa si attesti poco sopra gli 11 GW, grazie a 3.230 turbine.
Una crescita impetuosa, che però non sembra interessare il nostro Paese, ove nonostante un buon potenziale e la presentazione di 15 progetti, non è attualmente presente neanche un impianto.
Una tendenza che potrebbe però essere interrotta proprio dalla mossa di Saipem, spingendo finalmente la politica a rendersi conto delle potenzialità economiche di questa soluzione.